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14 Febbraio 2011
MOSSA DOPO MOSSA GLI SCACCHI CAMBIANO IL CERVELLO

Le partite tra giocatori più accaniti possono durare ore e ore e, anche se non si muove un muscolo, possono far sudare parecchio i due rivali: ogni mossa è calcolatissima, così come tutte le sue conseguenze, al punto che il cervello dei giocatori di scacchi sembra essersi adattato al gioco e abbia preso a comportarsi diversamente rispetto al cervello dei comuni giocatori occasionali: infatti uno studio su giocatori professionisti di scacchi giapponesi, lo shogi, mostra che il loro cervello durante il gioco attiva aree diverse da quello di giocatori amatoriali.

La ricerca è stata condotta dal gruppo di da Xiaohong Wan dell'istituto giapponese di scienza del cervello RIKEN a Wako studiando il cervello di giocatori professionisti (che si cimentano nello shogi da diversi anni allenandosi per più ore al giorno) e giocatori amatoriali.

I giochi, sin da quando siamo bambini, aiutano la mente a svilupparsi ed espandere le proprie potenzialità; tale è la loro influenza sul cervello che è ormai sempre più evidente la potenzialità di certi giochi anche nella riabilitazione post-ictus.

Ma può un gioco «forgiare» la mente di qualcuno al punto da farla lavorare in modo diverso da quella degli altri? A giudicare dalla ricerca pubblicata sulla rivista Science, la risposta potrebbe essere affermativa, almeno per giochi come gli scacchi.

Lo shogi è appunto un gioco da tavolo di strategia della famiglia degli scacchi; obiettivo del gioco è la cattura del re dell'avversario. Due giocatori, Bianco e Nero (o Gote e Sente), giocano su una scacchiera (shogiban) composta da una griglia di 9 traverse per 9 colonne.

I ricercatori nipponici hanno osservato il cervello di due gruppi di giocatori di shogi, professionisti e non, con la risonanza magnetica. È emerso che, in concomitanza di ogni mossa, nel cervello dei professionisti si attivano due aree strategiche, il precuneo - un'area situata nel lobo parietale che elabora dati visuospaziali - e il nucleo caudato - area importante per pianificare comportamenti mirati a un obiettivo. Il nucleo caudato si attiva in particolar modo quando il giocatore viene messo sotto pressione e gli viene chiesto di fare la sua mossa in fretta; ma la sua attivazione avviene solo nel cervello dei professionisti.

È possibile quindi che i giocatori professionisti abbiano automatizzato diverse strategie di gioco di varia complessità e che queste siano in qualche modo legate all'attivazione preferenziale delle suddette aree neurali. .

Gli scacchi, dunque, sembrano proprio un gioco fatto per rendere la mente più tattica.

da lunico.eu